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Scritto da Rita Loredana Foti e Salvatore Longo Minnolo .

Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta
Tirside Agirio
(Agira, 1871-1940)
Cenni biografici

Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta (Agira, 1871-1940)Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta
(Agira, 1871-1940)

I Cenni biografici, gli Elogi biografici di uomini illustri o, come sarebbe meglio dire, di glorie sono un genere letterario encomiastico nato in Sicilia a metà Settecento nel contesto del più corposo filone del "culto delle Patrie memorie" e molto frequentato negli ambienti accademici dagli eruditi e scrittori di storia locale e municipale. Parecchi esempi relativamente ad Agira si possono citare. Storicamente datati e legati a un certo modo di scrivere e pensare la storia chiudono il loro ciclo molto tardivamente circa un secolo dopo. Le pagine che seguono si richiamano in modo volutamente anacronistico, a partire dal titolo, a questo specifico genere se non altro perchè il personaggio illustre che ne è protagonista e che di quel mondo culturale fu esponente le avrebbe di certo gradite e similmente di sé avrebbe forse raccontato1.

Chi è dunque Giovanni Pietro Sinopoli? Ne ricostruiremo i tratti essenziali servendoci di fonti diverse. Anzitutto della "biografia ufficiale" (forse da lui stesso redatta) pubblicata nel 1925 nelle pagine della La Siciliana, rivista mensile illustrata di Storia, Archeologia, Folklore e Araldica edita a Siracusa di cui Sinopoli fu collaboratore e socio, incrociata con il resto della documentazione forniteci da Pietro Alberto Sinopoli e con quanto rinvenuto presso l'archivio della Chiesa di Santa Margherita di Agira.

Famiglia di G. P. Sinopoli di Giunta Famiglia di G. P. Sinopoli di Giunta
Liber Baptizatorum della parrocchia di Santa Margherita in Agira Liber Baptizatorum della parrocchia di Santa Margherita in Agira 1869
Liber Baptizatorum della parrocchia di Santa Margherita in Agira Registrazione Battesimo di G. P. Sinopoli 1871

Rampollo di una agiata famiglia dell'élite cittadina e provinciale nasce in Agira, dal cavaliere dottore in medicina nonchè sindaco Giacomo Sinopoli Contessa (1837-1901) e da Maria Anna Bazan di Troina (1843-1920), il quindici gennaio 1871, terzogenito di ben dieci figli.
Frequenta le scuole elementari presso il Collegio dei Padri Salesiani di Randazzo, le ginnasiali al Collegio Gioeni di Catania e il liceo presso lo Spedalieri. Durante gli anni del liceo avverte la chiamata alla vita sacerdotale compiendo gli studi ecclesiastici sotto la guida dei Padri Bottalla e Cannata della Compagnia di Gesù e di Padre Raffaele Pappalardo carmelitano già suo rettore al Gioieni. All’età di 21 anni entra nel Seminario vescovile di Nicosia nella cui Accademia il 23 febbraio 1893, in occasione del giubileo episcopale di Leone XIII, recita forse il suo primo componimento, il carme Il Buon pastore e dove il 17 febbraio 1894 a ventitrè anni viene ordinato sacerdote dal vescovo Bernardo Cozzucli.

Tra Agira e Roma

Comincia a dedicarsi all'attività pastorale ma inizia da subito a viaggiare sia in Sicilia sia in diverse città italiane. Soprattutto Roma ma  anche Torino, luoghi, dove come vedremo si formerà se non la sua poliedrica personalità di certo la base granitica del suo pensiero ecclesiologico e teologico e soprattutto la rete delle amicizie e dei legami che segneranno la sua vita e alcuni dei suoi scritti.
Nel 1895 diviene Ciantro della Chiesa di Santa Margherita di Agira.

San Filippo d'Agira e il suo tempo ricerche e studi di G. P. Sinopoli (1899)G. P. Sinopoli,San Filippo d'Agira e il suo tempo (1899)
Ricordo del pellegrinaggio della città di Rohan di Malta alla venerata tomba di San Filippo in Agira di G. P. Sinopoli (1897)G. P. Sinopoli, Ricordo del pellegrinaggio della città di Rohan di Malta alla venerata tomba di San Filippo in Agira (1897)

Negli anni successivi pubblica due scritti. Una breve cronaca dal titolo, Ricordo del pellegrinaggio della città di Rohan di Malta alla venerata tomba di San Filippo in Agira, presso la Tipografia pontificia di Palermo nel 1897, speculare al coevo scritto di Luigi Attard arciprete della maltese Zebbug, Memoria del pellegrinaggio della città di Rohan di Malta ad Aggira alla tomba di S. Filippo fatto il di 24 luglio2, e il libro S. Filippo d'Agira ed il suo tempo.In quest'ultimo stampato a Roma nel 1899 per la Scuola Tipografica Salesiana, G. Pietro Sinopoli, interviene sulla querelle nata secoli prima intorno all'età di San Filippo riprendendo, a partire dalla lettura della tradizione agiografica del santo, la Vita eusebiana e la Vita pseudoatanasiana, le tesi di Bonaventura Attardi3 e ribadendo l'età e dunque la missio apostolica di San Filippo inviato da San Pietro in Agira4. Bonavventura Attardi era intervenuto nel 1738 sull'argomento nel contesto della disputa  letteraria provocata dal taorminese Domenico di Leo con un discorso di ispirazione muratoriana sulla Chiesa siciliana e sulla supremazia delle chiese cittadine (in particolare la chiesa palermitana) recitato all'Accademia del Buon gusto.   Similmente per Sinopoli l'imput a scriverne deriva dal coinvolgimento nel progetto di Luigi Boglino tendente a ridestare gli studi eruditi sulla Chiesa siciliana e a continuare la Sicilia Sacra dell'abate di Noto, Rocco Pirri5. Riteniamo però che oltre a queste specifiche e dirette finalità l'opera non sia esente da altre preoccupazioni e motivazioni. C'è secondo noi una stretta coincidenza tra la pubblicazione di questo tardivo testo agiografico su San Filippo e il luogo scelto per la sua pubblicazione e forse anche per la stesura: Roma. Soffermiamoci brevemente su questo legame.

La città capitolina nell'ultimo trentennio dell'Ottocento era ancora lacerata da forti tensioni e aspre polemiche a motivo dei ben noti fatti culminati nel 1870 nella breccia di Porta Pia e nella presa da parte delle truppe italiane della città capitolina: clericali contro liberali, Stato contro Chiesa. L'antica cristianità edificata sul nesso tra trono e altare sembrava crollata. E' una svolta epocale. Da subito vi si era sviluppato il movimento e l'associazionismo cattolico militante per dare testimonianza cristiana, per la difesa con la penna dello Stato Pontificio, per manifestare solidarietà e devozione al Papa e alla Santa Sede e al soglio di San Pietro e avversione allo Stato liberale. Oltre 150 i sodalizi che, sotto vario nome (società, circoli, associazioni, unioni, cenacoli, compagnie, opere, comitati), fiorirono a Roma in questo scorcio di secolo. Numerose anche le associazioni e unioni antimassoniche a tal punto che la rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica non esitò a parlare di una «Internazionale Cattolica» da opporre alla «Internazionale massonica», (CC 1872, vol. Il, p. 23). Monsignor Radini Tedeschi quando affermava: «dovunque una lotta fiera combattesi fra cattolicismo e liberalismo, tra Dio e Satana, tra la Chiesa e la Massoneria»6. Ma gli anni Novanta furono anche segnati dalla Rerum Novarum. La pubblicazione dell’enciclica nel 1891 alimentò una notevole sensibilità sociale. Nacquero allora su tutto il territorio italiano molti circoli e leghe operaie, e i cattolici diedero vita ad iniziative creditizie e cooperativistiche (le casse rurali ad esempio). Nasce insomma il modello lombardo-veneto del prete sociale pronto a misurarsi con la riconquista cristiana della società. Più ancora il tema del rinnovamento culturale, in particolare delle classi più povere, era anch'esso all’ordine del giorno.

Tra i comitati parrocchiali sorti a Roma in quel periodo (nel 1897 erano 47), si distinse quello della parrocchia del Sacro Cuore al Castro Pretorio, affidata alle cure dei Padri Salesiani, dove Sinopoli era ben inserito grazie ai suoi maestri siciliani. E salesiana era ricordiamo la tipografia che pubblica il libro. Così il 2 giugno 1899, il Comitato promotore per gli interessi cattolici permenente nella città di Roma, «in merito agli ottimi frutti riportati colle oratorie fatiche del Maggio nella Basilica del SS. Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, lo fregia della Medaglia d'oro di prima classe».

Diploma conferimento della medaglia d'oro di prima classe al sac. G. P. Sinopoli (1899)Diploma conferimento della medaglia d'oro di prima classe al sac. G. P. Sinopoli (1899)

E' al movimento cattolico e a questo contesto storico, politico e culturale romano (ma non solo romano) a cavallo tra Ottocento e Novecento che si deve riferire gran parte dell'opera e del pensiero di Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta a partire dalla dissertazione sul santo siciliano.

La rivoluzione del 1860, l'unificazione nazionale è uno choc anche sulla cristianità siciliana che ancora è in parte immersa in un lungo Settecento: le soppressioni degli ordini religiosi, l'incameramento dei loro beni e di quelli delle comunie, il venir meno delle attrattive della carriera religiosa. E' una Chiesa senza più privilegi e difese, si apre un periodo di crisi di identità del clero siciliano. In più l'entrata in scena del capitalismo, il processo di modernizzazione economica, i moti sociali di fine Ottocento comuni a tutta l'Europa spingono, come scrive Cataldo Naro, anche in Sicilia alla risposta cattolica, a nuovi ideali sacerdotali, a nuove strategie pastorali e devozionali, a un nuovo modello di prete7. Ma sacerdoti come Giovanni Pietro Sinopoli sono uomini di confine tra il vecchio e il nuovo, la loro risposta è espressione di una mentalità di resistenza al mondo moderno che si volge al passato per preservarne un insieme di valori e il tessuto civile della società locale. Il loro è un cattolicesimo che rimane ancorato alla spiritualità, alla teologia, ai modelli di santità del Settecento.

Questa lettura trova ulteriore conferma se ci spostiamo dal piano dell'erudizione a quello dell'oratoria e della predicazione.

Versione precedente e ridotta del libro ai fini della predicazione è il testo manoscritto conservato presso la Chiesa di Santa Margherita di Agira dal titolo S. Filippo d'Agira. Panegirico recitato la sera dell'11 gennaio 1898 nella Real Basilica di S. Maria Latina di Agira, di cui riportiamo un brano nel quale riecheggia il clima della Chiesa militante descritto sopra e in particolare la critica di Sinopoli al pensiero liberale e a un certo protomodernismo del secolo e a una scienza ateo-progressista ispirata da Satana che cerca anche ad Agira di ergere il suo dominio come prima della venuta del santo.
Così scrive:

Il secolo XIX volge al suo fine. Io vedo voi accampati presso a quell'urna benedetta, ciò mi dice che l'amore per Filippo non è estinto nei popoli agirini, esso vive di fronte alle lotte che ci spingono innanzi, esso sta contro gli errori con cui Satana maligno divisare dei cuori cerca d'ergere il suo dominio come un tempo qui l'ebbe. Filippo è gloria nostra! No noi giammai lasceremo di lodarlo, glorificheremo sempre, sempre il suo nome e venereremo le sue sante ceneri. [...] Ci rifiuteremo alla gloria dei nostri amori? I seguaci maligni di una scienza ateo-progressista non potranno mai turbare la nostra fede, l'errore non ci toglierà giammai la nostra luce cioè Filippo.

Lettera di G. Palermo del 14 luglio 1899Lettera di G. Palermo del 14 luglio 1899
Lettera di frate Samuele da Chiaramonte del 20 luglio 1899Lettera di frate Samuele da Chiaramonte del 20 luglio 1899

Contiguità fra predica agiografica e predica morale anzi qui la circostanza agiografia è sullo sfondo, solo un pretesto per una predica esortativa di un percorso esemplare e imitabile di santità8.

Come era costume tra gli uomini di cultura, Giovanni Pietro Sinopoli invia il suo libro su San Filippo a intellettuali, religiosi, personalità del tempo. In una lettera spedita da Roma il 14 luglio 1899 l'autore, G. Palermo, nel ringraziare Sinopoli di avergli donato una copia aggiunge:

Intanto mi dispiace ch'io non sia da tanto da poter giudicare in tali materie, epperò per quel poco che i miei studi mi hanno insegnato, debbo congratularmi con lei che il lavoro frutto certo di molto studio, ritrae moltissimo dell'erudizione biblica, che il lei abbonda, mentre una tinta poetica toglie quell'aridità che nei lavori di critica il più delle volte si riscontra.

Pochi giorni dopo, il 20 luglio dello stesso anno gli scrive da Troina frate Samuele da Chiaramonte, ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini di S. Francesco della Provincia di Siracusa, a cui Pietro aveva similmente inviato il suo lavoro. Il religioso dimostra di conoscere bene la questione legata alla nascita del santo (temporibus imperatoris Neronis  oppure temporibus Arcadi imperatoris?), oggetto di controversie come si è già detto tra gli eruditi sei-settecenteschi, ma nota come, in mancanza di un documento di indiscutibile autorità, essa resti sempre indecisa, tuttavia riconosce che le ragioni del Sinopoli hanno gran peso. Così infatti scrive:

La S. V. però ha fatto molto, le sue ragioni sono di gran peso e i suoi studi hanno dato maggior lume a tale argomento, ch'Ella saggiamente di accinse ad illustrare, onde merita lode per le improbe fatiche che à [ha] dovuto sostenere, per il zelo dimostrato a gloria di S. Filippo, Patrono della sua patria, decoro della Sicilia, ornamento della Chiesa.

Diploma ascrizione alla congregazione francescana 8 agosto 1899Diploma ascrizione alla congregazione francescana
8 agosto 1899

Lo stesso fra Samuele il mese dopo, l'8 agosto 1899, in conformità ai privilegi di papa Urbano, accoglie il ciantro reverendo Pietro Sinopoli «per figlio spirituale della nostra serafica religione e la facciamo partecipe di tutte le osservanze regolari, messe, orazioni, digiuni, discipline, mortificazioni, vigilie, penitenze ed altri beni che con la grazia di Dio si fanno nella nostra francescana congregazione». Così egli viene ascritto nel numero dei terziari francescani.

Diploma della Società Siciliana per la Storia Patria del 31 agosto 1898Diploma della Società Siciliana per la Storia Patria del 31 agosto 1898

Intanto un anno prima egli era divenuto socio della Società Siciliana per la Storia Patria. Il 31 agosto 1898, infatti l'importante associazione con sede a Palermo, «intesa ad illustrare la Sicilia nella sua storia e nei suoi monumenti e a pubblicare atti e memorie che adessa si riferiscono, conoscendo in quanto pregio» il Sinopoli «tenga gli studi e la gloria patria», lo ammette tra i suoi soci con solenne diploma.
Negli stessi anni la città di Agira lo vede impegnato in iniziative caritativo-assistenziali figlie di una cultura religiosa che, come detto sopra, contro il diffondersi del socialismo, vuol farsi sociale e popolare. Con la disponibilità e l'aiuto di una zia paterna mercè il mecenatismo del di lei fratello fonda (1898-99) un istituto scolastico e di beneficenza sacrificando delle sue sostanze e intitolandolo ai benefattori, cioè l'Istituto Scriffignano.
Ma fu una fiammata di breve durata. Lui stesso dirà che per quell'opera non ricevette che illusioni e ingratitudini. Probabilmente la piccola città di Agira non era l'ambiente adatto per un giovane sacerdote educato alla scienza sacra in eguale misura dai padri gesuiti e dai salesiani e che sin da presto aveva mostrato spiccato interesse ad agire nel mondo, nella cultura del tempo, «a studiare la religione non solo sentirla»9, a muoversi senza frontiere al di là del luogo patrio.

Istituto Scriffignano sedeIstituto Scriffignano sede
Sac. Mariano Scriffignano fondatoreSac. Mariano Scriffignano
Maria Scriffignano Siscaro testatriceMaria Scriffignano Siscaro

Così tre anni dopo Pietro Sinopoli è di nuovo a Roma per proseguire gli studi. Qui entra a far parte dell'entourage del cardinale siciliano Mariano Rampolla del Tindaro segretario di Stato di Leone XIII, del quale facevano parte molti letterati ed ecclesiastici dell'isola tra i quali anche Isidoro Carini, e ha anche modo di conoscere e corrispondere con monsignor Giovan Battista Scalabrini vescovo di Piacenza fondatore dell'Istituto delle Missioni per gli Emigranti Italiani in America. Scalabrini (1839-1905), che Leone XIII definì il "padre dei migranti" nel 1877 aveva fondato  la Compagnia dei Missionari di San Carlo Borromeo composta da 161 sacerdoti e catechisti tra cui G. Pietro Sinopoli che incrocia così la sua vita con quella degli emigrati che avevano trovato pane e lavoro in America. Infatti il nostro giovane sacerdote agirino al pari di altri suoi colleghi come Roberto Biasotti, Pietro Bandini, Riccardo Lorenzoni, entra a far parte dei missionari scalabriniani inviati in America a svolgere intenso apostolato e ad assistere i cattolici italiani.

The Scalabrinians in North America dal 1887 al 1934 (01 giugno 1996)The Scalabrinians in North America dal 1887 al 1934

La missione americana

Nel mese di ottobre 1901 G. Pietro Sinopoli viene infatti mandato in quella immensa nazione e incaricato a reggere la Chiesa italiana di Iron Mountain nella penisola superiore del lago Michigan, dove tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del XX secolo erano arrivati gli italiani a lavorare nelle miniere di ferro. A tale proposito in un numero speciale dedicato a The Scalabrinians in North America dal 1887 al 1934 di Mary Elizabeth Brown pubblicato dal Center for Migration Studies Special si legge una breve sintesi dell'intensa attività del Sinopoli in America:

The Scalabrinian presence in Iron Mountain began when Pietro Giovanni Sinopoli Di Giunta arrived on March 28, 1902. Giovanni Pietro di Giunta Sinopoli commenced work April 1, 1902, at the old church. On June 24, he broke ground for a new one. The cornerstone was blessed July 6,and the church dedicated December 8. Giovanni Pietro di Giunta Sinopoli was the church‘s architect, contractor, and its interior decorator; he himself painted the murals which adorned the walls. The parishioners did the construction work and gathered the stones for the altar, which Giovanni Pietro di Giunta Sinopoli designed to include a statue of the Blessed Mother in the grotto setting of the Lourdes apparition. Giovanni Pietro di Giunta Sinopoli left on April 20, 190310.

In un breve lasso di tempo, meno di un anno, l'impegno, l'attività e le competenze dell'intraprendente ed entusiasta sacerdote e dotto predicatore G. Pietro Sinopoli, profusi sin dall'arrivo nella cittadina, saranno decisivi per progettare e portare a compimento un nuovo edificio sacro. In giugno un Comitato formato dai rappresentanti della comunità italiana (costituita da piemontesi, tirolesi, lombardi, veneti, toscani, marchigiani, umbri, abbruzzesi e napoletani) a seguito di una colletta e di diverse donazioni acquista un terreno dalla Compagnia mineraria dando così avvio all'edificazione della nuova chiesa. Ideatore, architetto, pittore e decoratore lo stesso Sinopoli. Dedicata all'Immacolata Concezione ovvero a Maria SS. Immacolata di Lourdes, la chiesa viene inaugurata il primo gennaio 1903. Le decorazioni in un tempo rigido da gelare le tinte e le mani dell'artista vengono ideate ed eseguite dal nostro sacerdote, che dipinge anche le cappelle e le vetrate e provvede ad arricchire la chiesa di vari suppellettili e di sacri arredi e paramenti.

Ricordo agli italiani di Iron Mountain di G. P. Sinopoli 1903G. P. Sinopoli, Ricordo agli italiani di Iron Mountain, 1903

Si legge in un documento:

Nella volta centrale, la pittura, più che decorazione, giacchè è tutto lavoro a olio su lamina di ferro, rappresenta: l'apoteosi, o la glorificazione della Vergine SS.ma Immacolata. La Vergine, ammantata di sole e circondata da Angeli si aderge al centro, quasi assunta in cielo, al trono della SS.ma Trinità, rappresentata nel mitico triangolo. A piè della Vergine un altro gruppo di angioli genuflessi tengono in mano un largo nastro, su cui è scritto Pro ecclesia rogamus. E a questo gruppo di angioli fanno coro le maschie ed ispirate figure dei fondatori degli ordini religioi primitivi della Chiesa: S. Benedetto, S. Franceco d'Assisi, S. Domenico di Guzman, S. Teresa di Gesù, S. Agostino, S. Ignazio di Loiola, che fra le penombre di veridici chiari-oscuri si vanno dileguando attraverso nubi trasparenti, ai raggi di un fulgidissimo sole, sfolgoreggiante sulla cupola della maestosa basilica vaticana, che come sfondo di bellissimo paesaggio vedesi rizzarsi su di uno scoglio situata, in cui si levano le figure di S. Giuseppe, padrono della Chiesa Cattolica e S. Pietro, vicario di Gesù Cristo in atto di umile preghiera alla SS.ma Immacolata11.

Chiesa di Maria SS. Immacolata di Lourdes - Iron Mountain Chiesa di Maria SS. Immacolata di Lourdes - Iron Mountain Chiesa di Maria SS. Immacolata di Lourdes - Iron Mountain

L'edificio concepito secondo uno stile architettonico rievocativo del Rinascimento italiano si presenta tutt'ora a pianta rettangolare con una navata centrale, tetto a timpano e due piccoli spazi quali capelle situati sui due lati. Le pareti esterne sono costruite in pietra arenaria rustica alternata con mattoni lisci giallastri. La navata è illuminata da vetrate in aperture incorniciate in mattoni rossi. Nella facciata frontale si alternano arcate cieche e pilastri, il tutto sormontato da un cornicione a dentelli. I laterali sono uniti al sollevamento centrale con pareti curve intese a mascherare i tetti. In due piccole nicchie si trovano statue di santi. La parte posteriore del fabbricato ha due piani con un tetto a padiglione e numerose piccole finestre disposte regolarmente. Centrata e collegata al muro posteriore dell'edificio si alza una torre ottogonale coronata da un grande campanile ad arcate.

Sinopoli lascia New York e ritorna in Italia 1 aprile 1905Sinopoli lascia New York e ritorna in Italia 1 aprile 1905

Ammalatosi, Sinopoli torna Roma dove rimane però poco tempo per riandare in America, prima a Boston e poi a New Jork come parroco della chiesa di S. Gioacchino in Roosevelt Street. Le precarie condizioni di salute (febbri altissime, così in un documento) riportano il nostro giovane pastore nonchè valente architetto in Italia, forse per proseguire il suo apostolato al seguito dello Scalabrini. Del viaggio di ritorno di Pietrino lasciando New York assieme ad altri sacerdoti a bordo della nave Sardegna il primo aprile 1905 è testimonianza una suggestiva foto.
Probabilmente la morte nello stesso 1905 dello stesso Scalabrini suo patrono e la sua incerta salute decidono della fine dell'attività missionaria del Sinopoli oltre oceano che d'altra parte come da statuto avrebbe comunque dovuto svolgersi in un quinquiennio. Richiamato dal vescovo di Nicosia monsignor Ferdinando Fiandaca ritorna nella sua diocesi e nella sua città natia per restarvi.

Chiesa di Santa Margherita in AgiraChiesa di Santa Margherita in Agira
Santa Margherita Statua dell'Immacolata G. PicanoStatua dell'Immacolata di G. Picano

Il ritorno ad Agira

Dal 1914, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, egli è preposito parroco della Chiesa di Santa Margherita. Se alla Badia di Santa Maria Latina tempio di San Filippo, Sinopoli dedicò le sue passioni culturali, alla Chiesa di Santa Margherita dove esplicò la sua lunga e intensa attività pastorale, egli fu profondamente e affettivamente legato. Citiamo a tale proposito un brano della sua biografia pubblicata in La Siciliana dove sta scritto: Sarebbe lungo dire della sua instancabilità nella cura delle diverse istituzioni della sua parrocchia (Confraternite, Cassa Rurale, Figlie di Maria, Dottrina cristiana, messa dei bambini, presidenza dell'Istituto Scriffignano da lui fondato ecc.), accenniamo soltanto alle grandi spese da lui compiute per la conservazione e decorazione del vastissimo Tempio e sono opera sua intellettuale e materiale le due splendide, grandiose cappelle del SS. Sacramento eà dell'Immacolata decorate in mosaici comacini.
Nel primo ventennio del Novecento Sinopoli ricopre importanti incarichi e consegue prestigiosi riconoscimenti sia regi sia pontifici.

Il 23 aprile 1911, Vittorio Emanuele III, su proposta del ministro segretario di Stato per la Pubblica Istruzione, nomina il sacerdote G. Pietro Sinopoli "Regio Ispettore Onorario per i monumenti, gli scavi, gli oggetti di antichità e d'arte del Comune di Agira" per la durata di un triennio. Incarico che gli viene rinnovato nel 1914 sino al 1917. Le conoscenze archeologiche del sottosuolo di Agira conseguite in quell'occasione saranno riversate in Agyrium e costituiranno uno dei fili rossi del dattiloscritto12.
L'anno dopo, nel 1912 papa Pio X lo annovera tra i suoi "Camerieri d'onore in abito paonazzo". Allo stesso modo farà papa Benedetto XV nel 1915 e papa Pio XI nel 1923.
Lo stesso pontefice il 12 aprile 1928 gli attribuirà anche il titolo di Protonotaro apostolico. Ad entrambe queste cariche, molto ambite nel mondo ecclesiastico, erano associati particolari diritti come il titolo di monsignore o l'uso di particolari vestimenti e di insegne pontificali come la croce, segni onorifici e paramenti cui Sinopoli terrà moltissimo.

Vittorio Emanuele III nomina G. P. Sinopoli Regio Ispettore Onorario per i monumenti, gli scavi, gli oggetti di antichità e d'arte del Comune di Agira 23 aprile 1911Nomina G. P. Sinopoli Regio Ispettore Onorario per i monumenti... 23 aprile 1911
Nomina Cameriere d'onore in abito paonazzo di papa Pio X nel 1912 Nomine G. P. Sinopoli Cameriere d'onore in abito paonazzo di papa Pio X nel 1912, papa Benedetto XV nel 1915 e papa Pio XI nel 1923
Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta in abito paonazzoGiovanni Pietro Sinopoli di Giunta in abito paonazzo
Nomina di protonotaro apostolico 12 aprile 1928Nomina G. P. Sinopoli protonotaro apostolico 12 aprile 1928
Nomina pastore arcade componente dell'Arcadia, accademia romana Nomina G. P. Sinopoli pastore arcade componente dell'Arcadia

Prestigiosa fu anche l'associazione all'Accademia dell'Arcadia, fondata a Roma nel 1690 da Gian Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni. Il 10 febbraio 1923, dal Bosco del Parrasio, Enrico Salvadori, fra gli arcadi Nicandro Clidonio, custode generale dell'Arcadia, su proposta di Filigono Tameio (mons. Stanislao Canori) e di Ostilio Tessalico (conte Giorgio Stara Tedde segretario dell'Accademia) «nell'intendimento di onorare i valorosi che per la eccellenza dell'ingegno unita al merito di eletti costumi e alla coltura degli ottimi studi, van segnalati nella professione delle Lettere, delle Scienze e della Erudizione», dichiara G. Pietro Sinopoli pastore arcade e lo annovera nell'albo dei componenti dell'antica letteraria Repubblica con il nome accademico di Tirside Agirio.

Difatti il nostro Tirside Agirio e accademico siciliano, nonchè sacerdote, canonico, prevosto, convisitatore vescovile, predicatore e abile oratore, missionario e protonotaro apostolico, architetto e pittore, assieme all'impegno pastorale aveva a lungo coltivato le "Lettere, le Scienze e l'Erudizione". Numerose in questo arco di tempo le sue pubblicazioni (monografie e articoli) di argomenti di storia e diritto ecclesiastico, di catechesi, apologetico-pastorali recensite da riviste dei Gesuiti italiani come la Civiltà Cattolica o francesi come l'Ètudes. Ne citiamo soltanto alcune: Verbum Dei. Evangelio ed Epistola domenicale (G. Marietti, Roma 1910); Ruit Hora. Pensieri e Voti sulla vita comune nel Clero (Acireale, Tip. Ed. Xx Secolo, 1910), sull’enciclica Humani generis redemptionem (1917), Il pastore di Hermas e la Divina Commedia (1913), Le sette parole di Gesù in croce (1914), due volumi della Storia letteraria della Chiesa (Vita e Pensiero, Roma 1919-1920), Sinopsi del codice di diritto canonico (P. Marietti, Roma 1920). Ma l'opera più importante e quella che gli valse l'associazione all'Arcadia e il titolo di protonotaro apostolico fu Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, edita a Roma nel 1923 presso la Tipografia poliglotta Vaticana a cura della Libreria Pontificia F. Pustet e tradotta in più lingue, tutt'ora una delle poche biografie del Rampolla. G. Pietro Sinopoli era stato incaricato ufficialmente da papa Benedetto XV di redigere la biografia del cardinale siciliano, diplomatico, letterato, mecenate ma soprattutto potente segretario di Stato di Leone XIII, uno dei più prestigiosi protagonisti della storia della Chiesa tra Otto e Novecento. Questa che segue è una sintesi dei contenuti della biografia di Rampolla che analizza la figura del cardinale dal punto di vista politico e diplomatico scegliendo quale base di partenza i rapporti intrattenuti dalla Santa Sede con la Spagna e la Francia.

Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro di G. P. Sinopoli di Giunta 1923G. P. Sinopoli, Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, 1923
Kardinal Mariano Rampolla del Tindaro (Polizzi Generosa, 17 agosto 1843 – Roma, 16 dicembre 1913)G. P. Sinopoli, Kardinal Mariano Rampolla del Tindaro, 1923
Ritratto del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro (Roma 1923)Ritratto del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro (Roma 1923)

Mariano Angelico Rampolla conte del Tindaro era nato a Polizzi Generosa il 17 agosto 1843 da Ignazio e da Orsola Errante di Avanella, ultimo di quattro fratelli. Studia a Roma presso l'Almo Collegio Capranica, la Gregoriana e la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Inizia la carriera diplomatica come nunzio apostolico in Spagna dal 1875 al 1877 e dal 1882 al 1887. A Madrid la sua azione diplomatica fu efficace. Istituì il vescovato nella capitale, fino ad allora dipendente dalla sede primaziale di Toledo; assegnò agli Agostiniani il Real Monasterio de San Lorenzo de l’Escorial; diresse il restauro del santuario basco di Loyola, dove era nato S. Ignazio. A nome del Papa e su iniziativa di Bismark, risolse la controversia internazionale tra la Spagna e la Germania per la questione delle Canarie e affrontò la crisi istituzionale per la successione al trono. Durante la reggenza della regina Maria Cristina battezzò l’erede al trono Alfonso XIII. La regina insignì il diplomatico vaticano della Rosa d’oro massima onorificenza reale. Per sedici anni ricoprì l'incarico di Segretario di Stato. La sua segreteria di Stato, una delle più lunghe della Chiesa contemporanea, inizia nel 1887, l’anno di Dogali, del primo governo Crispi, del rinnovo della Triplice Alleanza e della crisi bulgara, e si conclude con il veto austro-ungarico alla sua elezione a papa nel conclave del 1903. In questi anni, l’azione diplomatica rampolliana si dispiega non soltanto in Europa, ma anche in Asia e in America Latina. Sul piano internazionale, Rampolla opera un rovesciamento delle alleanze puntando sulla Francia repubblicana ed anticlericale stando però anche molto attento ai nazionalismi che sarebbero esplosi all’interno dell’Impero asburgico. Rampolla ricoprì anche altri uffici in Vaticano. Fu prefetto della Fabbrica e arciprete di San Pietro, bibliotecario dell'Apostolica Vaticana, Gran Priore dell'Ordine Gerosolimitano, protettore di diversi Ordini e Congregazioni come la Società Salesiana di Don Bosco e l'Arciconfraternita romana Santa Maria Odigitria dei siciliani, di cui era primicerio un suo dotto amico, mons. Isidoro Carini, uno dei fondatori dell’Archivio Storico Siciliano e della Società Siciliana di Storia Patria nonchè in Vaticano prefetto della Biblioteca Apostolica e dell’Archivio Segreto. Alla morte di Leone XIII nel conclave del 1903 fu vittima del veto, alla sua elezione certa a papa, imposto dall’imperatore d’Austria Guglielmo II su indicazione del re d’Italia Vittorio Emanuele III. In seguito all'elezione di Pio X tornò a dedicarsi ai prediletti studi di archeologia cristiana, di agiografia, di storia della Chiesa, al mecenatismo e alla carità nascosta. Scrisse la storia di Santa Melania senatrice romana del V secolo e provvide al restauro della basilica titolare e dei reliquiari di alcune martiri romane. Muore nel 1913 e viene sepolto a Santa Cecilia.

Lettera di Pietro Gasparri segretario di stato di Pio XI - 31 luglio 1923 (pag. 1) Lettera di Pietro Gasparri segretario di stato di Pio XI - 31 luglio 1923
Lettera della regina di Spagna Maria Cristina - 13 dicembre 1923 (pag. 1) Lettera della regina di Spagna Maria Cristina - 13 dicembre 1923

Dalla lettura dell'intera opera emerge chiaramente come G. Pietro Sinopoli condivida profondamente le posizioni ecclesiologiche e dottrinali del Rampolla orientate, alla luce del pensiero aristotelico-tomista, a combattere ogni idea rivoluzionaria, che aveva come fonte la giudeo-massoneria, il liberalismo e, il cattolicesimo liberale e un certo modernismo sociopolitico incipiente. Di fronte al loro dilagare era necessario sostenere una forte centralizzazione romana sub Pietro e la riproposizione autorevole del ruolo del papato come fulcro e motore della vita della Chiesa e della società.
La biografia di Rampolla riceve il 31 luglio 1923 l'imprimatur da sua Santità tramite il segretario di Stato Pietro Gasparri.
E nel dicembre dello stesso anno Maria Cristina regina di Spagna, in ricordo dell'eminente Prelado tan bueno amigo de España y se sus Reyes accetta molto compiaciuta il libro inviategli da Sinopoli e da mons. Filippo Rocchi e ringrazia il nostro Pietro con una sua lettera da Madrid.
Abbiamo lasciato per ultimi i lavori e gli studi aventi come oggetto Agira che sembrano muoversi come tra due poli di un campo magnetico: la storia dell'abbazia di San Filippo, il suo patrimonio documentario e le sue reliquie e la storia della città dalle mitologiche origini sino agli inizi del Novecento.

La Badia regia di S. Maria Latina in Agira di G. P. Sinopoli 18 aprile 1911G. P. Sinopoli, La Badia regia di S. Maria Latina in Agira, 18 aprile 1911
Il Tabulario di Santa Maria Latina di Agira (1926)G. P. Sinopoli, Il Tabulario di Santa Maria Latina di Agira, (1926)
La mitra ed il pastorale di S. Luca Casali in Agira (1925)G. P. Sinopoli, La mitra ed il pastorale di S. Luca Casali in Agira, 1925

In occasione del terremoto del 1911, che aveva ad Agira tra l'altro arrecato gravi danni al prospetto della Chiesa abbaziale di San Filippo, pubblica La Badia regia di S. Maria Latina in Agira. Molto probabilmente è la stesura di questo scritto nonchè l'accesso al patrimonio documentario su pergamena che portano Sinopoli a cimentarsi nello studio e nel riordino delle scritture costituenti il Tabulario di S. Maria Latina di Agira. Alla conclusione del lavoro Sinopoli editerà nel 1926 un sommario regesto pubblicato nel 1926 nelle pagine dell'Archivio Storico per la Sicilia Orientale 13.

Come sulla base della lettura delle fonti pergamenacee Sinopoli aveva ricostruito la storia della Badia così ugualmente fa per la storia della mitra e del pastorale dei suoi abati con due coeve pubblicazioni La mitra ed il pastorale di S. Luca Casali in Agira nel 1925 e La mitra abbaziale di Agira nel 192614.

Memorie storiche (1929-1933) Dattiloscritto di Giovanni Pietro Sinopoli di GiuntaG. P. Sinopoli, Memorie storiche dattiloscritto, (1929-1933)

Una straordinaria continuità accomuna questi lavori con la redazione della sua opera di tutta la sua vita Agyrium. Memorie Storiche ovvero Storia di Agira. Forse nel comporla anche Sinopoli come egli stesso scrive commentando la Biblioteca storica di Diodoro «ben comprese di quanta mole si fosse un sì sterminato edificio, conobbe le difficoltà dell'impresa capace di atterrire l'animo più coraggioso ed intrepido, si avvide di quanti scogli andrebbe soggetta una narrazione che dovesse abbracciare» remoti tempi e svariati argomenti. E come Diodoro anch'egli elabora una storia "universale" che dalle dalle origini favolose giunge sino agli avvenimenti a lui contemporanei.  Forse per questo senso di vastità Agyrium non venne mai data alle stampe. Pensiamo anche che i suoi interlocutori non fossero la comunità scientifica alla quale sinora Sinopoli si era rivolto e che spesso era stata all'origine di alcuni dei suoi lavori bensì la comunità agirina. Quello era il pubblico cui Agyrium intendeva rivolgersi con uno scopo insieme celebrativo e educativo15. Così Agyrium fu oggetto nel 1930 di diverse letture accademiche presso il teatro comunale di Agira.

Più che uno scritto di storia quanto piuttosto un affresco socioantropologico alla Pitrè possonoinvece  considerarsi le brevi pagine che Sinopoli dedica all' Indole, Costumi, Superstizioni e Feste religiose del popolo agirino. Sarebbe un errore considerarle una fotografia realistica. Il suo è un dipinto nostalgico e allo stesso tempo critico. Se alcune righe fanno sorridere altre svelano il pessimismo proprio del moralista cattolico intransigente e del predicatore di fronte ad una società contadina che, ad Agira come in tutta la penisola italiana, una volta connessa ai cicli dell'agricoltura è ora investita dai cicli produttivi industriali e dai ritmi del mercato. Il mondo del grano di antico regime ha ceduto il posto al mondo dello zolfo e degli zolfatai, la società contadina alla società operaia. Con tutte le conseguenze che ciò comportava e di cui Sinopoli fu testimone de visu. Sono da leggere con disincanto e leggerezza. Come il brano che segue.

Indole, Costumi, Superstizioni e Feste religiose del popolo agirino. Dattiloscritto di G. P. SinopoliG. P. Sinopoli, Indole, Costumi, Superstizioni e Feste religiose del popolo agirino, Dattiloscritto

La donna che viveva modesta, casalinga e devota oggi più dell'uomo ha gustato l'alito cittadinesco del lusso e del divertimento ed operai e borghesia si sono dati la mano a lussoreggiare a detrimento delle proprie risorse. Lo zolfataro è prodigo, bevone e nelle festività spende e spande non per intrinseco sentimento religioso ma per frenesia di divertirsi fra musiche, spettacoli, baccanali e crapule e per lo più lo trovi gracile, tarchiato e di mediocre aspetto. Invece il contadino è forte e robusto, spesso diffidente e soverchiamente malizioso. E' molto economico ed i suoi risparmi impiega ad accrescere la sua proprietà rustica. Un tempo adoperava il berretto conico di seta o cotone di color nero, indossava un giubbino a falda tagliuzzata in sei pezzi, le brache corte separate dai lunghi gambali e tutto di abbrasciu, una specie di panno nero di lana che si filava e tesseva in casa. Si usava enziadio fra essi che il promogenito era contrassegnato con un piccolo cerchietto d'ora (orecchino) all'orecchio sinistro. Le donne dei contadini vestivano abiti di coloro scuro le maritate e smaglianti le fanciulle, queste portavano orecchini piccoli in vario disegno, le altre grossi cerchi e lisci di puro oro. Nell'uscire usavano una mantellina di panno color caffé. Oggi tutto è cambiato: il figurino della Senna è penetrato fin nell'umile stamberga ... sciarpe e vesti di seta in mille colori che mettono in vista le loro nudità come misere libellule.

Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta nella Biblioteca Comunale di AgiraG. P. Sinopoli nella Biblioteca Comunale di Agira
Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta nella Biblioteca Comunale di AgiraG. P. Sinopoli nella Biblioteca Comunale di Agira
Incunaboli Biblioteca Agira di G. P. Sinopoli (Reggio E., 1931)G. P. Sinopoli, Incunaboli Biblioteca Agira, (Reggio E., 1931)
Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta nella sua casaG. P. Sinopoli nella sua casa
Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta documento di identità 1932G. P. Sinopoli Documento di identità 1932

Nessun luogo di studio dovette essere al nostro studioso più congeniale della Biblioteca Comunale di Agira Pietro Mineo di cui fu a lungo bibliotecario sin dagli anni venti riordinandola con passione e competenza (nel 1882 la biblioteca in seguito al restauro del palazzo municipale era caduta in abbandono, rischiando nel 1808-1809 di essere messa in vendita) riattandone i locali, inaugurando una sala di lettura vasta e ben illuminata e una sezione di Biblioteca Popolare. Quasi un decennio dopo, qualche anno prima di morire G. Pietro Sinopoli dà testimonianza della sua conoscenza del patrimonio raro e di pregio ivi conservato collaborando alla Notazione Bibliografica degli Incunaboli conservati nella Biblioteca Comunale di Agira compilata dalla Scuola Bibliografica Italiana e date alle stampe 1936 e illustrandone l'importanza, palinsesti e incunaboli e codici membranacei. Forse è la sua ultima pubblicazione.

Giovanni Pietro Sinopoli di Giunta, missionario e protonotaro apostolico come lui stesso preferiva dire di sé, muore in Agira nel 1940. Personaggio come abbiamo detto di confine, di cerniera tra vecchio e nuovo, tra l'Unità d'Italia, la fine del primo dopoguerra e l'inizio della seconda guerra mondiale. Grandi ed epocali avvenimenti attraversarono la sua esistenza e lo videro in vario modo protagonista: l'inizio della grande emigrazione europea in America, la nascita del movimento cattolico e delle iniziative assitenziali e cooperativistiche e del moderno stato laico. Sarebbe riduttivo legarne la memoria alla sua attività letteraria separandola dal resto della sua esistenza. Piuttosto attraverso la sua biografia, specchio dei tempi, possiamo ripercorrere alcune trame dell'epoca nella quale visse e comprendere meglio gli sbigottimenti, le reazioni e le risposte di una parte del clero a quegli avvenimenti.

Chiudiamo questi cenni ricordandolo con due foto che lo riprendono nella cappella privata di casa già molto anziano davanti a una tela da lui dipinta dell'Immacolata Concezione cui fu appassionatamente devoto.

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Riepilogo testi allegati visionabili:

Testo di Rita Loredana Foti e Salvatore Longo Minnolo

1 Di solito questo tipo di biografie sono organizzate in modo semplice e secondo un ordine cronologico per "stagioni della vita" ma contengono anche dei vuoti di conoscenza. Il testo che proponiamo qui è incompleto e aperto e riconosce il suo debito alla documentazione allegata che ne è l'origine. Va certo ampliato e approfondito. Molto utili sarebbero le testimonianze orali di chi lo conobbe e frequentò. E lo studio di altre fonti. Siamo anche certi che presso la Biblioteca Comunale di Agira si conserva documentazione che permetterebbe di ricostruire più compiutamente la sua biografia come quella dell'Attardi. Siamo fiduciosi che prima o poi ciò sarà possibile.

2Si rimanda su ciò a R. L. Foti, Le venerabili carte. Il patrimonio documentario dell'abbazia di San Filippo Santa Maria Latina di Agira, (secoli XV-XX). Inventario, in corso di stampa.

3  Lettera del M. R. P. maestro F. B. Attardi di S. Filippo provinciale de' RR. PP. Agostiniani scritta ad un suo amico in pruova che San Filippo d'Aggira fu mandato in Sicilia dal principe degli Apostoli San Pietro, in Palermo, nella Stamperia di Stefano Amato, 1737. Ripresa in Storia dell'Integra città di S. Filippo di Aggira, in Palermo, per Antonino Gramignani 1742, pp. 64-74. Su ciò cfr. più avanti.

4 Sull'agiografia di S. Filippo attribuita al monaco Eusebio cf. C. Pasini, Vita di S. Filippo di Agira attribuita al monaco Eusebio, Roma 1981 (Orientalia Christiana Anacleta, 214).

Relazione di Mons. Radini Tedeschi sul movimento cattolico romano, in Atti dell’XI Congresso cattolico, Roma 1894, p. 101 e ss. In generale sul tema cfr. A. C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia dalla unificazione a Giovanni XXIII, Einaudi, Torino 1965.

5 La Sicilia Sacra di Rocco Pirri pubblicata a partire dal 1638 rimarrà il testo di riferimento e il termine di paragone di un gruppo di studiosi, da A. Mongitore a V. Amico sino a Domenico Schiavo che dal primo ventennio del Settecento con diverse Aggiunte e addizioni ne continueranno l'edizione tenendone vivo l'interesse sino all'Ottocento e ai primi del Novecento quando Luigi Boglino pubblicherà tra il 1895 e il 1905 sei nuovi tomi sulla Sicilia Sacra che richiameranno anche nel titolo il lavoro dell'abate Pirri.

6 Si veda la relazione di Radini Tedeschi sul movimento cattolico romano, in Atti dell'XI Congresso cattolico, Roma 1894, p. 101 e ss. In generale sul tema cfr. A. C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia dalla unificazione a Giovanni XXIII, Einaudi, Torino 1965.

7 C. Naro, La Chiesa di Caltanissetta tra le due guerre. Ideale sacerdotale e prassi pastorale, Sciascia, 1991, p. 19.

8 Fonti importanti da recuperare e studiare ancora sono le omelie, i sermoni cioè quegli scritti legati all'esercizio del predicare che non solo nel caso di Sinopoli ma più in generale potrebbero fornirci molte informazioni sulla cultura e sui motivi ricorrenti delle predicazioni del clero agirino (regolare e secolare) e di sponda del vissuto religioso e devozionale popolare.

E' tutt'ora in corso a cura di chi scrive una nuova descrizione e inventariazione del Tabulario di Santa Maria Latina.

9 G. Semeria, Giovani cattolici e cattolici giovani, Forzani e C., Tip. Del Senato, Roma, 1897 p. 9 ss.

Cfr. la recente messa a punto della storia di queste due opere d'arte sacra, S. Longo Minnolo, Insigna Ponificalia. La mitria e il pastorale dell'abate di Santa Maria Latina di Gerusalemme in Agira, Palermo 2012.

10  Center for Migration Studies Special. Issues, vol. 13, 5, 1990, cap. IV, Expanding vision, pp. 109.

Riguardo quest'opera ci riserviamo di pubblicare più avanti le nostre considerazioni e proporre la nostra chiave di lettura.

11 Per la vicenda della costruzione della chiesa si veda, Ricordo agli italiani di Iron Mountain Michigan, tipografia del Minatore italiano, Michigan, 1903. La chiesa si trova oggi all'indirizzo: 500 East Blaine Street, Iron Mountain, Dickinson County.

12 Ma al di là di quanto scritto in Agyrium tutta l'attività di Sinopoli e non solo nell'ambito archeologico è ancora da indagare. Solo da uno studio che tenga conto delle fonti archivistiche (ad esempio la corrisponenza con le diverse istituzioni sia locali che provinciali e centrali) e che contestualizzi e allo stesso tempo allarghi alla cultura dell'epoca si può comprendere e ricostruire la stagione di ritrovamenti e scavi che investe Agira. Anche in questo caso le notizie in merito riportate dattiloscritto non possono sostituire una ricerca ancora tutta da fare.

13  E' tutt'ora in corso a nostra cura una nuova descrizione e inventariazione del Tabulario di Santa Maria Latina.

14  Cfr. la recente messa a punto della storia di queste due opere d'arte sacra, S. Longo Minnolo, Insigna Ponificalia. La mitria e il pastorale dell'abate di Santa Maria Latina di Gerusalemme in Agira, Palermo 2012.

15  Riguardo quest'opera ci riserviamo di pubblicare più avanti la nostra analisi. Si può in generale dire che essa dialoga poco con la stagione alta della storiografia municipale siciliana, che va grosso modo dagli anni '40 dell'Ottocento agli anni '20 del secolo successivo, e che è figlia dell'epoca risorgimentale e post-risorgimentale. Una storiografia di stampo positivistico, dalla sensibilità nazionale e dall'appassionato impegno demanialistico, erede tra l'altro di un periodo molto conflittuale che aveva visto la questione della vendita dei beni ecclesiastici, lo scioglimento degli usi civici, la quotizzazione del demanio e poco amava l'attaccamento alla dimensione locale, l'esaltazione delle virtù campanilistiche della precedente. Al contrario Sinopoli riverserà in Agyrium la sua visione del mondo che brevemente abbiamo tratteggiato sopra.

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