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Non si riesce a realizzare il centro raccolta sangue ad Agira

avis Centro Raccolta SangueVerrebbe finanziato dall'Avis, ma c'è tempo fino al 2014. Il presidente Pistorio: "Da due anni richiedo i locali invano a Comune ed Opere Pie"

L'idea, lodevole, è quella di creare un centro di raccolta sangue ad Agira. Secondo la normativa europea, l'Unità di raccolta, questa la denominazione tecnica dell'eventuale nuova struttura, dovrà però essere realizzata entro il 2014 per poter ricevere tutte le autorizzazioni del caso e dunque l'accreditamento.

L'Avis di Agira si è allora messa già da tempo (da quasi 2 anni) in moto, iniziando la ricerca dei locali che potrebbero ospitare il centro di raccolta sangue. Fin qui, però, come riferitoci dal presidente, Elio Pistorio, si sono susseguite solo richieste che hanno ricevuto risposte tutt'altro che positive. Né il Comune, né le due Opere Pie avrebbero infatti fin qui accolto a braccia aperte la proposta dell'Avis.

Presidente Sezione Agirina Avis"Abbiamo inoltrato richiesta a partire dall'agosto 2011 a diversi Enti: al sindaco, e dunque al Comune di Agira, ma anche ai Presidenti dell'Opera Pia Istituto Scriffignano e dell'Opera Pia Casa Diodorea per l'eventuale utilizzazione di locali, nelle modalità da loro ritenute più opportune, per la realizzazione del "Centro Fisso di Raccolta" per le donazioni di sangue – spiega Pistorio - ma ecco le risposte: l'allora vice sindaco, Vaccaro, dopo tre richieste, comunicava l'8 marzo 2012 che il Comune non aveva a disposizione locali idonei da mettere a disposizione per lo svolgimento dell'attività associativa, il Commissario Straordinario dell'Istituto Scriffignano, Richiusa, dopo due richieste, comunicava che non aveva locali fruibili per realizzare il "Centro di Raccolta"ed il Presidente dell'Opera Pia Casa Diodorea, Naselli, dopo tre richieste, comunicava con una nota spedita il 22 agosto 2012 che la richiesta dell'AVIS di Agira non poteva trovare accoglimento in quanto era in corso una verifica in ordine alla utilizzabilità diretta dei locali da parte della stessa Opera Pia. Sarei contentissimo e ringrazierei anticipatamente l'Opera Pia se, a seguito della verifica, si fosse determinata la possibilità di utilizzare dei locali, per esempio quelli ex USL posti dietro la Chiesa di Santa Maria di Gesù, il cui eventuale adeguamento alle norme sanitarie e di sicurezza sarebbe, naturalmente, a totale carico della stessa AVIS". Proprio così, l'Avis avrebbe bisogno solo dei locali, perché tutto il resto verrebbe autofinanziato. "Il centro fisso di raccolta di Gangi è nato l'anno scorso all'interno dei locali concessi in comodato d'uso gratuito da un'Opera Pia – prosegue il presidente dell'Avis di Agira – non capiamo il perché qui non possa accadere la stessa cosa. Anche perché, sarebbe un fatto importante che Agira si dotasse di una struttura, funzionale all'esistenza del Servizio Sanitario Nazionale, che, peraltro, esalta il volontariato ed il solidarismo".

Per creare l'Unità di Raccolta, serve una struttura dotata di tanti locali

"Nell'Unità di Raccolta Fissa devono essere presenti almeno un'area per attesa e accettazione dei donatori di sangue, un locale destinato al colloquio ed alla valutazione delle condizioni generali di salute del donatore, un locale destinato alla raccolta del sangue, un'area destinata al riposo/ristoro post donazione, un'area per lo stoccaggio differenziato e sicuro dei materiali e dei dispositivi da impiegare, un'area destinata a deposito temporaneo sicuro dei residui, dei materiali e dei dispositivi utilizzati, nonché del sangue e degli emocomponenti a qualunque titolo scartati, disponibilità di servizi igienici in relazione alle disposizioni normative vigenti in materia di strutture sanitarie".

L'accreditamento delle Unità di raccolta: ecco cosa succede in Italia.

A cura del direttore del centro nazionale sangue, Giuliano Grazzini (da Avis Firenze)

"Nel complesso, si registra un trend positivo, ma con forti divari tra le diverse regioni del Paese. Valle d'Aosta e Friuli Venezia Giulia risultano essere le uniche ad aver già completato tutto l'iter con oltre due anni di anticipo rispetto alla deadline del 31 dicembre 2014. Una deadline, data dalla normativa europea, entro cui tutte le unità di raccolta associative e le strutture trasfusionali debbono rispondere ai requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici imposti dalla normativa stessa.

Altre Regioni, come l'Emilia Romagna, hanno già pianificato gli audit sperimentali o addirittura il ciclo di verifiche finalizzate al rilascio dell'autorizzazione.

Spostando l'attenzione alle zone del Centro e del Mezzogiorno, il percorso di accreditamento si accompagna a dei rimodellamenti organizzativi finalizzati a risolvere le problematiche presenti. Nella maggior parte dei casi, molte regioni del centro sud hanno percepito l'importanza di tale processo e si sono in ogni caso attivate, seppure alcune in modo ancora poco strutturato e operativo.

Le regioni che non dovessero essere in regola con i parametri entro la data prescritta dalla normativa non potranno trasformare in plasmaderivati il plasma raccolto".

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